Nuove regole per l’accesso al Fondo di garanzia per le PMI

Scioglimento Srl senza l'intervento del notaio. Aspetti critici

La riforma del Fondo di garanzia per le Pmi introduce regole più severe per l’accesso ai prestiti garantiti: obbligo di polizza assicurativa contro eventi estremi, controlli bancari rafforzati e riduzione delle coperture. Un cambiamento che, se approvato, modificherà radicalmente l’ecosistema del credito agevolato alle imprese. L’intervento normativo, che dovrebbe essere inserito nella prossima legge di bilancio e diventare operativo all’inizio del 2026, mira a ridefinire il perimetro di accesso alle garanzie pubbliche sui finanziamenti.

Il fulcro della riforma è l’introduzione dell’obbligo di sottoscrivere una polizza assicurativa contro i danni derivanti da calamità naturali. Una misura già contemplata dalla legge di bilancio 2023 ma rimasta finora priva di applicazione concreta, che diventerà ora vincolante. Chi non disporrà della copertura assicurativa verrà automaticamente escluso dall’accesso alle garanzie pubbliche. Ricordiamo le scadenze prossime: le medie imprese ( sono quelle che occupano meno di 250 dipendenti e hanno un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro o un totale di bilancio non superiore a 43 milioni di euro) dovranno adeguarsi entro il 1° ottobre 2025, mentre piccole e microimprese avranno tempo fino al 31 dicembre dello stesso anno.

La riforma non si limita a introdurre obblighi assicurativi, ma ridefinisce anche il ruolo degli istituti di credito nelle procedure di istruttoria. Le banche saranno chiamate a condurre verifiche più rigorose prima di concedere prestiti garantiti, includendo la regolarità nei versamenti contributivi,(DURC) i controlli in materia di antiriciclaggio e una più attenta analisi della solidità finanziaria complessiva dell’impresa richiedente.

Sembra inoltre che al vaglio del legislatore vi sia la possibilità di ridurre le percentuali di copertura garantite dal Fondo, che attualmente corrispondono al 50% per i prestiti destinati alla liquidità e all’80% per quelli rivolti a investimenti. Una revisione che, in un contesto già segnato da crescita debole e da pressioni derivanti dai dazi internazionali, potrebbe tradursi in un ulteriore ostacolo per molte imprese, soprattutto di dimensioni ridotte, nel reperire risorse a condizioni sostenibili. Inoltre si parla dell’introduzione di un tetto massimo alle garanzie concedibili a ciascun istituto di credito. Oltre la soglia stabilita, le banche dovrebbero versare un premio aggiuntivo al Fondo per le Pmi.

Se confermata nei termini attuali, la riforma segnerà la fine dell’epoca delle garanzie accessibili con criteri elastici. Le imprese italiane, e in particolare quelle di minori dimensioni, saranno chiamate a dimostrare maggiore solidità finanziaria, ad adempiere agli obblighi assicurativi e a garantire un elevato livello di conformità normativa per continuare a beneficiare dei prestiti garantiti.

Ricordiamo anche che, attualmente il Fondo di garanzia è accessibile anche per gli enti del Terzo Settore qualora risultino essere iscritti al registro unico nazionale del Terzo settore (RUNTS) e al repertorio delle notizie economiche e amministrative presso il registro delle imprese. In questo caso la garanzia è concessa in relazione a operazioni finanziarie di importo non superiore a 60.000 euro e senza l’applicazione del modello di valutazione.

Lo Studio si propone fin da ora per l’affiancamento dei propri assistiti nella valutazione della sostenibilità degli investimenti e nella presentazione degli stessi al sistema creditizio secondo le regole da quest’ultimo imposte.

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