Rapporto attività generali e diverse

La tematica legata al rapporto tra attività generali e diverse risulta essere particolarmente insidiosa ed in caso di non corretta gestione può portare a problematiche di assoluto rilievo.

Innanzitutto va chiarita la linea di demarcazione dei termini quali-quantitativi dei rapporti che devono sussistere fra le attività generali ed attività diverse che gli ETS possono svolgere.

E’ naturale chiedersi se la strumentalità delle attività diverse vada intesa come una attività al servizio e correlata a quella generale? Oppure se sia possibile scegliere qualsiasi attività e la strumentalità sta nello scopo? Ovvero come attività la cui strumentalità sta nel servire alla realizzazione ed all’ottenimento delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale? Tali quesiti che risultano centrali.

Riteniamo quest’ultima sia l’interpretazione corretta ed anche i chiarimenti Ministeriali sembrano dar ragione a tale approccio. La materia però è delicata è quindi consigliabile una attenta valutazione.

Oltre gli aspetti qualitativi ci sono poi quelli quantitativi da valutare, ed anche qui le insidie non mancano. Sappiamo essere necessario il rispetto di uno dei due parametri, ovvero le entrate delle attività diverse non devono superare il 30% delle entrate complessive e/o il 66% dei costi complessivi. Questi ultimi tra l’altro devono includere anche quelli “figurativi” e, non bastasse, le “entrate” sono un concetto più ampio dei ricavi. Questioni che spostano anche di molto il risultato.

Insomma la gestione delle attività diverse possono essere fonte di insidie la cui valutazione deve essere puntuale e spesso preventiva, per non trovarsi a gestire troppo tardi problemi non risolvibili. Anche per questo Stefani Piana & Partners si propone come consulente per aiutare gli enti ad amministrare nel miglior modo i vari aspetti gestionali.