ETS ed attività Non Commerciali

Gli ETS si definiscono non commerciali:

  • se svolgono in via esclusiva o prevalente attività di interesse generale (art. 5) in conformità ai criteri art. 2, 2-bis e 3
  • indipendentemente dal fatto che eserciti o meno un’attività di impresa

Le attività di interesse generale si considerano di natura non commerciale se:

  • sono svolte a titolo gratuito o dietro versamenti di corrispettivi che non superano i costi effettivi (sia diretti che indiretti)
  • tenuto anche conto degli apporti economici degli enti pubblici

Test commercialità :       corrispettivi + contributi < o = costi effettivi

Viene prevista la possibilità di mantenere la qualifica di non commercialità della attività di interesse generale se i ricavi di queste non superano di oltre il 5% i relativi costi, per ciascun periodo e per non + di 2 periodi consecutivi. Se nel terzo periodo i corrispettivi sono  > dei costi effettivi l’attività diventa commerciale da inizio anno per la specifica attività.

L’ETS si configura come commerciale se risultano superiori alle entrate derivanti da attività non commerciali:

  • i proventi da attività di interesse generale svolte secondo modalità commerciali
  • i proventi dalle attività diverse (art. 6) fatta eccezione sponsorizzazione che rispettano determinati requisiti

Sono considerati non commerciali:

  • i fondi pervenuti a seguito raccolte pubbliche occasionali mediante offerte di beni di modico valore o servizi in concomitante celebrazioni e ricorrenze
  • contributi e apporti erogati PA per lo svolgimento attività di interesse generale

Per stabilire se  un ETS è non commerciale va verificato se svolge in via principale attività di interesse generale. Se per queste attività i costi effettivi sono > dei corrispettivi, o rispettano il margine del 5%:

  • il reddito risulta integralmente de-commercializzato
  • resta ferma l’imposizione dei redditi fondiari, di capitale e diversi

Qualora non si rispetti quanto sopra gli ETS sono considerati commerciali quando:

  • le entrate commerciali di attività di interesse generale non rispettano i requisiti e le attività diverse al netto delle sponsorizzazioni
  • superano nel medesimo periodo imposta le entrate non commerciali derivanti da attività che rispettano i requisiti a cui si aggiungono: i contributi, le liberalità, le quote associative e il valore normale dei beni e delle prestazioni ceduti gratuitamente

Test non commercialità ETS:       entrate commerciali (escluse sponsorizzazioni) < entrate non commerciali + contributi + liberalità + quote associative + valore normale beni ceduti gratis

La perdita della qualifica di non commercialità opera dal periodo imposta in cui assume la natura commerciale e conseguentemente l’ente dovrà tenere le scrittura contabili in regime ordinario, registrando con effetto retroattivo le operazioni compiute nell’anno, ricomprendere i beni nell’inventario.

E’ necessario comunicare la perdita della non commercialità al RUNTS entro 30 gg.

Sono considerate non commerciali le attività svolte nei confronti degli associati, familiari e conviventi svolte in conformità alle finalità istituzionali. Non concorrono alla formazione del reddito le somme versate a titolo di quote o contributi associativi. Vengono considerate commerciali le cessioni di beni e prestazioni di servizi nei confronti degli stessi se resi dietro pagamento di un corrispettivo specifico, compreso quote supplementari. Questi concorrono a formare il reddito complessivo quali redditi impresa o diversi a seconda del carattere dell’abitualità o occasionalità.

Gli ETS sono soggetti passivi IRES. E’ possibile applicare il reddito impresa:

  • applicando il regime ordinario
  • optando per il regime forfettario (art. 80). In questo caso sono esclusi plusvalenze, sopravvenienze, dividendi, interessi e proventi immobiliari.

Nel prossimo articolo si parlerà dei diversi regimi applicabili.