Controversie in materia di lavoro : la riforma Cartabia introduce la negoziazione assistita

La riforma Cartabia ha introdotto un nuovo strumento utile per la conciliazione delle controversie di lavoro e parifica gli effetti a quelli delle conciliazioni tombali stipulate in sede protetta: vediamo di cosa si tratta.

Cos’è?

La negoziazione assistita è uno strumento innovativo che mira alla deflazione del contenzioso e va ad aggiungersi alle soluzioni già esistenti quali la conciliazione in sede sindacale, presso l’ispettorato del lavoro o le commissioni di certificazione, ecc.

Visti gli esiti positivi delle conciliazioni in queste sedi, il legislatore ha voluto ampliare il novero delle possibilità per addivenire ad una soluzione mediata tra le parti, al fine di evitare di ricorrere in giudizio.

La natura di questo nuovo istituto è volontaria, quindi sono le parti che possono scegliere liberamente di affidare ai rispettivi legali, prima di andare in giudizio, il compito di raggiungere un accordo che viene cristallizzato in una convenzione sottoscritta dalle stesse.

Come funziona?

Ciascuna parte deve essere assistita da un avvocato (che non può essere lo stesso) e, se ritenuto opportuno, si possono coinvolgere anche i rispettivi consulenti del lavoro. La procedura di negoziazione deve riguardare solamente diritti disponibili del lavoratore e si può concludere con un mancato accordo o con un’intesa tra le parti.

Se la negoziazione si conclude con un accordo, l’atto diventa inoppugnabile sin dalla sua sottoscrizione, al pari delle altre conciliazioni raggiunte in sede protetta ex art. 2113 Codice civile.

La procedura si conclude con una comunicazione dell’accordo raggiunto a una commissione di certificazione: un adempimento di carattere meramente formale, che non condiziona in alcun modo l’efficacia e la validità dell’intesa, né legittima un controllo di natura sostanziale in capo alle commissioni che ricevono gli accordi.